Gli Autopubblicati #02: Marstenheim

MarsteheimAutore: Angra
Genere: Science-Fantasy
Tipo: Romanzo

Anno: 2009
Pagine: 300 ca.

Marstenheim è una città in rovina. Un tempo avamposto della razza terrestre su un pianeta lontano svariati anni luce, oggi, a centinaia d’anni dall’interruzione di ogni contatto con la Terra, Marstenheim è sull’orlo del collasso. In superficie, legioni di ottusi non-morti razzolano per gli stretti vicoli della città diffondendo la peste verminosa; sottoterra, dentro gallerie minuziosamente scavate nei secoli, sciami di uomini-ratto preparano la loro vendetta. Pellegrini e crociati fanatici si raccolgono attorno alla Torre di Ferro, enorme cattedrale sormontata da un’antica torre a traliccio, attendendo il ritorno di Grigor, il messia; soldati della Repubblica pattugliano le porte della città mentre il loro numero si fa sempre più sparuto.
E’ in questo scenario che si muovono un gruppo di saxxon, guidati da un vecchio sciamano dalle intenzioni poco chiare, una stregona con la passione per il sadomaso, un vampiro dai modi aristocratici e afflitto da manie di grandezza, un burattinaio pazzo, e molti altri. E tutti sembrano alla ricerca della stessa cosa: un terrestre dall’aria losca, e una cicatrice sulla gola che va da un orecchio all’altro…

Marstenheim è un romanzo autopubblicato da Angra un paio di anni fa, con la collaborazione di Gamberetta e del Duca nell’editing. Angra ha fatto anche qualche tentativo di pubblicazione con un’editore, con risultati grotteschi.
Nonostante che i nostri lungimiranti editori lo abbiano respinto, Marstenheim è un bel romanzo science-fantasy. Il ritmo e la struttura della storia, con la presenza massiccia di combattimenti e magie, ha più del fantasy che non della sf, tuttavia, citando Gamberetta: “La componente fantascientifica predomina su quella fantasy: creature tradizionalmente fantastiche come vampiri, zombie o uomini-ratto hanno una spiegazione scientifica”.

Cane quadriplegico

L’autore di fantasy ideale secondo l’intraprendente editoria moderna.

Uno sguardo approfondito
Marstenheim è un romanzo corale; vale a dire, un romanzo che invece di un protagonista unico ha una serie di personaggi-pov che si passano la palla di capitolo in capitolo, o di paragrafo in paragrafo. Personalmente, adoro i romanzi corali. Vedere la stessa vicenda attraverso tante paia d’occhi diversi non solo permette al lettore di avere una visuale più ampia rispetto a quella che offrono le storie a pov singolo; ma, nel momento in cui i personaggi-pov sono gli uni antagonisti degli altri, moltiplica i livelli di conflitto – il che rende la storia più avvincente – e accentua l’ambiguità morale.
Schierarsi diventa più difficile quando due personaggi, con entrambi i quali abbiamo imparato a simpatizzare guardando il mondo attraverso i loro occhi, si mettono l’uno contro l’altro. In Marstenheim si respira spesso questa balsamica aria di ambiguità.

Ma i romanzi corali si prestano anche a una serie di svantaggi e di rischi, che non risparmiano nemmeno questo romanzo. A partire dalla gestione del pov.
I salti da un pov all’altro sono in genere ben definiti, ma in alcune scene, e specialmente nella prima parte del libro, la gestione del punto di vista diventa un po’ ballerina. A partire dalla famigerata scena del prologo con gli uomini-ratto 1, passando per alcune scene di combattimento concitate e con molti personaggi, in cui quando va a capo il pov salta da un contendente a un altro (diminuendo così il senso di partecipazione per il combattimento nel suo complesso), fino ad altre scene in cui il pov, pur essendo a rigor di logica ancorato a un personaggio, finisce – vuoi per la passività totale del personaggio-pov, vuoi per la distanza tra la testa di questo e la telecamera – per confondersi con un narratore onnisciente o comunque con una telecamera molto distanziata rispetto ai personaggi.
Esempio di quest’ultima circostanza è la scena del prologo intitolata “Sulla via”, dove per la prima volta facciamo la conoscenza della squadra di saxxon. Il punto di vista dovrebbe essere quello dello scout Aix – tuttavia, un po’ per il fatto che Aix non fa niente a parte guardare i suoi compagni di viaggio (sicché il suo pov prende la forma di una telecamera neutra), un po’ perché è la prima volta che il lettore incontra Aix e gli altri, il suo nome e il suo personaggio finiscono per confondersi con gli altri, diventare un nome tra i tanti, e la scena finisce per sembrare filtrata dal narratore onnisciente, o quantomeno da una terza persona neutra.

Città in rovina

Non c’è niente da fare, le città in rovine sono fike.

Questa sensazione di “pov che balla” è amplificata da altri due fattori: l’eccesso di personaggi-pov e l’anonimità (almeno iniziale) di alcuni personaggi.
I personaggi-pov sono davvero tanti, e questo, almeno all’inizio – diciamo per un 40-50 pagine – crea una certa, sgradevole sensazione di spaesamento. Inoltre molti di questi personaggi-pov sono superflui. Credo che un buon 85% delle scene del romanzo, con pochi aggiustamenti, potrebbe essere mostrato utilizzando solamente sette personaggi-pov (Losado, Morgause, Aix, Ygghi-Kan, André, Carmille, Skiapp). Delle rimanenti, alcune sono del tutto inutili (e quindi si possono eliminare), altre potrebbero essere rese inutili incorporando gli elementi utili in altre scene (e quindi si possono eliminare!). In altre ancora, eccezionalmente, si potrebbe mantenere un pov usa-e-getta con personaggi-pov che il lettore ha già imparato a conoscere attraverso gli occhi di altri (es. Henrei, Ran Shan, Alpine).
Non dico questo per un morboso attaccamento alle regole della narrativa, ma perché una sovrabbondanza di pov crea spaesamento, difficoltà di immersione e, quindi, calo dell’interesse. Questo vale soprattutto all’inizio, e, direi, per la prima metà o il primo terzo di un romanzo. I personaggi-pov andrebbero introdotti a poco a poco e subito ben consolidati, in modo tale che il lettore possa avere subito dei punti fermi a cui aggrapparsi. Siamo infatti ancora nella fase in cui il lettore sta cercando di capire com’è il romanzo e di cosa parla – troppa confusione o troppi salti di pov potrebbero fargli passare la voglia di andare avanti. Al contrario, una volta che la vicenda ha ben ingranato, e il ritmo è diventato serrato, ci si possono concedere più libertà. Per esempio non ho fatto alcuna fatica a leggere gli intermezzi con i soldati Kennedy, Rizzo e Tapper, o i dialoghi tra gli uomini-ratto Karburo e Phazze, che anzi, sono molto divertenti; ma a quel punto il romanzo è già bene avviato, i personaggi principali individuati, quindi lo scrittore può prendersi qualche libertà in più.

Dicevo, poi, dell’anonimità dei personaggi. Se alcuni risaltano subito per qualche dettaglio – come Morgause e le sue inclinazioni sadomasochistiche, o le gemelle speculari Gya e Madkeen – altri fanno un’entrata in scena piuttosto scialba – come Aix, o in generale la maggior parte dei saxxon – che non aiuta nell’individuarli come personaggi importanti.
Faccio un esempio. Tornando alla scena in cui ci viene presentata la squadra di saxxon guidata da Ygghi Kan, Angra commette un errore molto simile a quello dell’autore di Pirati di Atlantide, della raccolta Ucronie Impure: si lancia, cioè, in un profluvio di nomi che ovviamente il lettore non riesce, né ha voglia, di memorizzare. Alcuni personaggi, pressoché inutili, come Kunjeet, Drougas e Joriar Kan, sarebbe meglio non nominarli nemmeno; meglio definirli come anonimi “altri tre scout”, che fanno numero. Al limite si può dare il loro nome più avanti, poco per volta, quando faranno qualcosa di utile che li faccia risaltare un minimo. Altri, più importanti, come Henrei, Aix o Driun, che peccano di scipitezza, li personalizzerei di più da subito – per qualche tratto fisico, o caratteriale, o perché fanno in quel momento qualcosa di particolarmente interessante – cosicché il lettore capisca che sono importanti e li memorizzi. In generale, allungherei quella scena in modo tale da ambientare il lettore con i saxxon, e soprattutto renderei Aix più attivo.

Sevizie sessuali

Scene di sevizia sessuale potrebbero aiutare a memorizzare un personaggio.

Tra le altre cose che mi sono piaciute poco, c’è una certa tendenza dei personaggi a “girare a vuoto” per la maggior parte del romanzo: ci si incrocia, ci si manca per un soffio, ci si perde e ci si reincontra, si va in una direzione e poi si torna sui propri passi, ancora e ancora e ancora, in una maniera che fa un po’ “commedia degli equivoci”. Questa è una cosa realistica; nella vita reale simili fail accadono tutti i giorni. Ma nell’economia di un romanzo, ogni scena dovrebbe muovere quanto più possibile di trama e di caratterizzazione dei personaggi, mentre diverse di queste scene non muovono nulla di nulla (o tanto poco, da non rendersi giustificabili).
Molte di queste scene che vanno a vuoto sono di combattimento. La maggior parte dei combattimenti del romanzo, mi spiace dirlo, è inutile e un po’ noiosa. La ragione sta in questo: che spesso gli scontri vedono, da una parte, guerrieri più o meno fiki (e a volte scialbissimi, come Rosh o Silverel), dall’altra legioni e legioni di insulsi zombie. Non esattamente la formula del combattimento avvincente. Gli scontri sono ben mostrati, ma dato che si sa già che, 10 a 1, i “buoni” vincono e gli zombie perdono, e dato che su diversi dei “buoni” c’è anche poco investimento emotivo da parte dei lettore (come nel caso dei già citati Rosh, Silverel, Ran Shan eccetera), il tutto si riduce a una descrizione meccanica di serie di affondi, parate, schivate, tentativi di fuga. Diversi combattimenti potrebbero essere cancellati senza colpo ferire – come quello tra saxxon e zombie all’inizio del Secondo Giorno, o quello di Aix e Druin contro Daria più avanti – altri muovono la trama un minimo ma sono comunque troppo noiosi – come la sortita a Palazzo Marsten.

Nonostante tutto questo, Marstenheim è un bel romanzo. La città è viva, pulsante – migliaia di volte più convincente del patinato mondo fantasy #453. I quartieri abbandonati, la gente che si chiude in casa, la tensione tra gli isolati controllati dai soldati della Repubblica e gli isolati controllati dai crociati, il contrasto tra gli antichi palazzi di plastocemento e le nuove costruzioni che scivolano verso il mattone, la pietra e il legno, la fobia per i vermi che portano la peste – tutto contribuisce a creare un’atmosfera lugubre, tetra, di decadenza. Ad essa si mescola un certo umorismo amaro, come il Demone Oracolo o il triste destino di Losado, che pur essendo un bandito fikissimo non fa che passare – senza colpa o quasi – da una sfiga all’altra. A ciò si aggiungono piccoli tocchi di weird, come la bottega di Porfirj, e alcune scene veramente ben riuscite, come quella con Anghelo e Daria nella locanda del porto, o il discorso di Skiapp dal sapore islamico-littorio.
I saxxon, nel loro essere una controparte più ferina e credibile degli elfi, fanno il loro dovere. Gli uomini-ratto sono spettacolari, e mi unisco all’appello di Gamberetta che vorrebbe più scene su di loro. Organizzatissimi e unanimemente sottovalutati, quando parlano tra loro ricordano le macchiette della commedia all’italiana – “Ingegnere!” “Geometra!” – e quando parlano con gli umani diventano degli infidi e adorabili pilipini. Adorabili sono anche i crociati, con quel modo di fare e di parlare da domenicano in mezzo agli albigesi.
Il finale è spettacolare e l’epilogo ancora di più; anche se alcune delle sottotrame individuali mi sembrano concluse in modo un po’ troppo affrettato, come quella di Ygghi Kan e ancor più quella di Morgause (alla quale avrei dedicato più spazio).

Diffida dei ratti

Non fidarti.

In definitiva, pur coi suoi difetti Marstenheim è un bel romanzo, tra i migliori autopubblicati che abbia mai letto e, se è per questo, tra i migliori fantasy italiani in generale. E’ assolutamente paragonabile a Pan di Dimitri – che molti ritengono la pietra miliare del fantasy italiano dell’ultima decina d’anni – e per certi aspetti, come l’assenza di un narratore moralista e l’ambientazione, migliore. Di sicuro è migliore di diversi romanzi di Grandi Autori internazionali che mi sono sciroppato quest’anno, come gli insulsi primi tre libri del ciclo hainita della LeGuin (Rocannon’s World, Planet of Exile, City of Illusions). Sul piano degli autopubblicati se la gioca con Assault Fairies, ma dalla sua ha che almeno è finito ^-^’

Dove si trova?
In questo articolo di Gamberi Fantasy potete scaricare Marstenheim in cinque formati diversi (pdf, mobipocket, rtf, odt, epub, o una cartella con tutti e cinque insieme); in alternativa potete scaricarlo dal blog dell’autore (solo pdf o mobipocket) o dalla Zwei-List (solo pdf).

Qualche estratto
Come estratti ho scelto due scene divertenti. La prima, verso l’inizio vede Morgause che interroga il Demone Oracolo, la seconda il primo incontro tra Aix e un uomo-ratto.

1.
Passò ancora un istante, poi la voce impersonale del Demone Oracolo risuonò nella stanza.
«Sono pronto. Dimmi il tuo nome.»
Lo schermo era diventato nero.
«Qwerty,» disse Morgause.
«Dimmi la parola segreta che squarcia il velo fra i mondi.»
«Qwerty,» ripeté lei.
«Bentornato, Qwerty. Devo metterti in guardia dall’usare una parola nsegreta uguale al nome: non è prudente.»
Morgause sospirò. «Me lo dici tutte le volte. Vedi, il fatto è che non trovo un modo per farti capire che non ho idea di chi sia questo Qwerty. Sarebbe anche opportuno che ti rivolgessi a me come regina o signora, ma lasciamo perdere.»
Il demone ronzò come un insetto.
«Cosa vuoi che ti mostri oggi, Qwerty?»
«Lo stesso di ieri, e sbrigati.»
Sul vetro si formò l’immagine di uno stagno di acqua limpida, circondato dalla vegetazione. A mollo tra le ninfee due languide fanciulle saxxon, una bionda del sud e una bruna del nord, si baciavano sulla bocca accarezzandosi il seno a vicenda.
Morgause si sentì avvampare.
«Non quella cosa, l’altra! Mostrami cosa sta facendo lui ora!»

2.
«Stai fermo lì!» lo avvertì Aix. «Ma tu, cosa… chi sei?»
L’uomo-ratto assunse un’espressione afflitta. «Oh siniori ilustre! Skiapp povero, povero mutanti! Nasciuto di molto disgrasiato. Beli siniori no regali mai nienti per mangiari, solo calci in culo fortisimi e dice: bruto topo, pussa via sciò!»
Aix corrugò la fronte. «Cosa dici? Non ti seguo.»
«No no, te prego! Belo eroe, risparmi tui beli stivali di consumo di calci in culo!» piagnucolò il mutante.
«Stai calmo,» disse Aix, «non ho intenzione di farti del male. Però ora devi dirmi perché ci stavi seguendo.»
«Io cerchi boconcini di rosichiare, siniori.» Con i baffi che fremevano, la creatura che diceva di chiamarsi Skiapp annusò la bisaccia appesa alla cintura di Aix. «Perché tu ha buoni fromagi di tua borsa, mio naso no sbalia!» disse toccandosi il grosso naso nero e umido sulla punta del muso. Singhiozzò, asciugandosi una lacrima con la piccola mano pelosa. «Eh, tu sei beli siniori, no ti muori da la fame come poveri mutanti soli al mondo!»
Aix abbassò l’arco. «Non hai parenti? Amici?»
«No, gueriero belisimo rotolato giù di montagni. Povero, povero Skiapp! Sui madri morta, sui padri morto, sui frateli tuti morti! Sui zii tuti morti! Sui cugini, tuti morti! Sui noni, tuti morti! Sui bisnoni, trisnoni, quatrisnoni, cinquisnoni…»
Aix tagliò corto. «Va bene, ho capito!»

Tabella riassuntiva

Tantissimi personaggi e vicende che si intrecciano. Troppi pov possono buttare fuori dalla storia.
La città è tetra e affascinante. Alcuni personaggi sono un po’ anonimi, soprattutto all’inizio.
Dagli uomini-ratto ai crociati, un sacco di belle trovate! Troppi giri a vuoto e combattimenti insulsi.
In conclusione: PROMOSSO

Crociati cristiani

Crociati kattivi. Sterminiamo infedeli dal 1095.

(1) La scena si svolge così. Alcuni uomini-ratto parlano tra loro in modo normale; poi arriva un essere umano, e quando gli uomini-ratto si rivolgono a lui, parlano in modo sgrammaticato e comico. L’impressione è quella di un salto di pov: dal pov dei ratti (in cui li sentiamo parlare in modo normale) al pov dell’umano, che li sente parlare in modo mongolo.
Angra ha giustificato la cosa dicendo che il pov rimane sugli uomini-ratto. Poiché loro smettono di parlare nella loro lingua e parlano invece in quella del terrestre, la loro pronuncia risulta mongola alle loro stesse orecchie. Da un punto di vista strettamente logico questa spiegazione è corretta, e tuttavia:
1. Quando parlo in un’altra lingua, anche se la parlo male, tendenzialmente mi sentirò parlarla meglio di come mi sentono parlarla i nativi (esperimento fatto personalmente). Questo perché, quando parlo, al modo in cui le parole mi escono effettivamente dalla bocca si sovrappone il modo in cui penso di stare parlando, ossia le mie parole pensate. Invece in questa scena gli uomini-ratto parlano male allo stesso modo in cui li sentiamo parlare in altre scene, in cui il pov è saldamente infilato nella testa di un umano.
2. Anche se tecnicamente le cose stessero come dice Angra, nel lettore scatta un meccanismo psicologico per cui gli sembrerà di spostarsi nella testa dell’umano. Quando infatti vediamo un personaggio che parla male la nostra lingua e uno che la parla bene; e perlopiù il primo è un umano, simile a noi, mentre il secondo un uomo-ratto, tendenzialmente ci identificheremo più col primo. E dato che il pov della scena per il resto non è ancorato a un ratto preciso, né a un personaggio particolarmente attivo, l’impressione di essere passati nella testa dell’umano è forte.
Una precisazione. La mia disamina di questa scena, che peraltro nell’economia dell’intero romanzo è abbastanza irrilevante, non incide in alcun modo sul mio giudizio nei confronti del romanzo. Era solo un esempio. Personalmente, e per le ragioni che mostrerò dopo, avrei risolto il problema eliminando la scena o filtrandola interamente dal punto di vista di André.Torna su

25 risposte a “Gli Autopubblicati #02: Marstenheim

  1. Avevo iniziato questo romanzo un paio di mesi fa; non mi prese molto per via dei difettucoli già evidenziati dal Tapiro, e ho finito per accantonarlo a fine del primo giorno/capitolo.
    Odio lasciare libri incompleti, specie se a quanto pare non fanno così schifo, ma temo che dovrei ricominciarlo dall’inizio per capirci qualcosa… Argh.

  2. Slabbone, io te lo dico da due anni che è figo >O<
    Almeno questo blog ti costringe a leggere i libri belli che ti consiglio ^^

  3. @Talesdreamer: Poi migliora. Poco alla volta.
    Io ho ingranato bene solo intorno alla fine della Seconda Giornata.

    @Siò:

    io te lo dico da due anni che è figo

    Preferivo dare ragione ai detrattori di Angra senza alcun motivo ^-^

  4. Ce l’ho caricato sull’ebook da mesi, ma ancora non l’ho cominciato! >_<
    Però questa è la volta buona che lo leggo, appena finisco Ucronie Impure (cioè verosimilmente stasera). Ho sentito sempre parlare molto bene di Marstenheim, solo il suo essere "troppo sf" me ne ha fatto ritardare la lettura, facendomi preferire altre cose "più fantasy". Certo, tu parli degli stessi livelli di Pan, che a me è piaciuto da morire, quindi dovrò leggerlo per forza adesso.

    Comunque Tapi, non so se della Le Guin hai letto anche altro, in caso contrario ti ha detto sfiga: hai preso praticamente i romanzi peggiori. Se non hai mai letto altro ti consiglio il ciclo di Earthsea, così ti rifai un po'. 😀

  5. Plaudo alla scelta di recensire gli autopubblicati, in modo di aiutare il lettore a trovare qualcosa di dignitoso (vedi Marstenheim) nel mare di merda che ci circonda (la Z-List ne è piena).

    OT: ti sfido a recensire il primo volume di Geshwa Olers di Fabrizio Valenza, disponibile per il download gratuito. Fammi sapere.

  6. Tapiro, c’è qualcosa che non va nella versione tablet del sito.
    Ieri l’ho aperto con l’iPad per fare il figo (uomo con l’iPad che visita siti di cultura… WoW 😛 ) e mi è parata davanti l’immagine manga di quella ragazza seviziata… Ahhhh che figura! ^_^

  7. cosa minchia è “Scopri la nuova versione del capitolo iniziale della prima saga fantasy mediterranea.”

    Saga fantasy mediterranea?

    è ambientata nel cortile di casa mia?

  8. @Psicopompo:

    Comunque Tapi, non so se della Le Guin hai letto anche altro, in caso contrario ti ha detto sfiga: hai preso praticamente i romanzi peggiori. Se non hai mai letto altro ti consiglio il ciclo di Earthsea, così ti rifai un po’.

    Guarda, meglio che lasci perdere.
    Ho provato a cominciare Earthsea e mi ha fatto cagare, per cui ho smesso subito; Siò Earthsea se l’è letto tutto (mi riferisco al volumone onnicomprensivo uscito alcuni anni fa) e le ha fatto stracagare. Per cui credo che passerò.
    Gli unici libri definibili *belli* della LeGuin sono The Dispossessed (I reietti dell’altro pianeta), The Lathe of Heaven (La falce dei cieli), The Word for World is Forest (Il mondo della foresta) e, in parte, The Left Hand of Darkness (che però è noioso come la morte). In linea di massima, comunque, la LeGuin scrive da cani e Angra potrebbe darle ripetizioni.
    Su La falce dei cieli e forse sulla raccolta Changing Planes (che è carina) potrei scriverci un paio di Consigli. Fine.

    @Guardiano:

    c’è qualcosa che non va nella versione tablet del sito

    Ehm… boh. Io manco ce l’ho un tablet °-°

    mi è parata davanti l’immagine manga di quella ragazza seviziata… Ahhhh che figura! ^_^

    Se vuoi ne metto altre per le prossime volte che ti verrà in mente di leggerlo in pubblico ^-^

    Saga fantasy mediterranea?

    Temo che tu sia incappato nel terribile Med-Fantasy di wuminkiana memoria. Noterai seguendo il link che la pagina esiste SOLO in lingua italiana. Fatti una domanda e datti una risposta.

    @Zwei:

    mare di merda che ci circonda (la Z-List ne è piena).

    Sì, me n’ero accorto ^-^’

    ti sfido a recensire il primo volume di Geshwa Olers di Fabrizio Valenza, disponibile per il download gratuito. Fammi sapere.

    Ti riferisci a questo libro, recensito da Gamberetta oltre quattro anni or sono? Um, non è che mi ispiri molto…

  9. Si, ho seguito la storia del Med-Fantasy. Ma io, ingenuamente, pensavo fosse qualcosa di circoscritto ai Wu Ming.
    Oggi, invece, cercando su Anobii ho trovato altri libri di Fantasy Mediterraneo LoL.

  10. UHM, domanda: quanto e’ presente il tema comico-grottesco evidenziato negli estratti? Mi infastidisce un po’…

    Quanto alla Leguin, ho letto Earthsea alle medie e non mi era dispiaciuto.

  11. A Tapi’… Bella lì.
    Non faccio la premessa che mi ero ripromesso su Angra, perché nun ne vale la pena e si andrebbe irrimediabilmente OT, quindi vado diritto al sodo.
    Si, Marstenheim è un bel libro (anche se col Titolo Originale, “Saxxon”, spakkava la kiappa nettamente di più).
    Sulla Tua (peraltro condivisibile) visione personale circa i punti di vista, concordo si e anche no. Nel senso, sfrondarne qualcuno farebbe bene, ma (a mio dire), il buon vecchio narratore onniscente sarebbe in questo caso la soluzione migliore (credo anzi che, più o meno inconsciamente, alcune parti siano state scritte in quest’ottica, ed Angra abbia “corretto il tiro” cammin facendo).
    Conoscendo le Tue posizioni in merito, non stò ad argomentare ulteriormente (anche perché comunque finiremmo per arenarci sulle rispettive posizioni XD), e ripeto, la Tua idea resta CONDIVISIBILISSIMA.
    Del libro, l’unica cosa che mi ha fatto veramente schifo è il guazzabuglio.
    Ora, vabbé che gli umani sono retard, e se sono chierici (D&D TM) ancora di più (non spoilero ulterirmente, leggetelo e capirete), ma è mai possibile che da una parte si combatta con l’analogo di “pistole simil laser” (o, ancor meglio, fucili Tesla – fazione Saxxon), dall’altra a moschetti ad Avancarica (forze della Repubblica)!!! (LOL) e i chierici invece vadano vestiti come cosplayer medieovali del quarzo con roba da medioevo retard che neanche la Troisi (rilevo comunque che, per i fan del bizzarro, questo può essere un elemento positivo). Poi, due cose nella lettura mi hanno un po’ infastidito: credo per via delle convinzioni personali di Angra, i chierici sono MOSTRATI con la solita accozzaglia di luoghi comuni da sito anticlericale d’accatto. Ed è un peccato, perché l’idea di fondo che c’è dietro a loro (e stavolta non spoilero, giuro) è davvero GENIALE, ma non è supportata da una caratterizzazione (a mio dire) sufficiente, in quanto i chierici si riducono a una galleria di macchiette (che dovrebber far “PAURA”, e ‘nvesce fanno ride).
    Altra cosa (anzi, altre due) Il finale, che è TROPPO tirato (come ho scritto a suo tempo all’autore, un paio di capitoli in più – o comunque uno sviluppo un po’ più sereno) avrebbero fatto solo del bene alla storia). E poi i sorci. I dannati sorci sono Skaven 😛 (ma questo è solo la mia personale opinione XD).

  12. @Giacomo:

    quanto e’ presente il tema comico-grottesco evidenziato negli estratti? Mi infastidisce un po’…

    Ti infastidisce? SRSLY?
    Comunque non ti preoccupare, l’atmosfera del libro è molto fluttuante, ci sono parti divertenti, parti cupe, parti drammatiche, tutto o quasi lo spettro…

    @Anacroma:

    il buon vecchio narratore onniscente sarebbe in questo caso la soluzione migliore

    Sicuramente è utile se si vuole tenere insieme le storie di tanti personaggi diversi; il problema è che un onnisciente, essendo più lontano, è meno immersivo, offre meno partecipazione con i personaggi.
    Inoltre il narratore onnisciente comporta tutta una vasta gamma di problemi fastidiosi (come ad esempio il fatto che ogni giudizio morale, al di fuori di quello pronunciato nei dialoghi dai personaggi, diventa il Giudizio assoluto dell’autore).
    Per questo a me, come a molti, piace di più il personaggio-pov.

    ma è mai possibile che da una parte si combatta con l’analogo di “pistole simil laser” (o, ancor meglio, fucili Tesla – fazione Saxxon), dall’altra a moschetti ad Avancarica (forze della Repubblica)!!! (LOL) e i chierici invece vadano vestiti come cosplayer medieovali del quarzo con roba da medioevo retard che neanche la Troisi

    Non mi pare che i saxxon usassero armi così raffinate. In genere utilizzano pugnali o comunque armi bianche; Aix si impossessa di un’arma da fuoco rubandola a dei soldati (o forse a un gruppo indipendente di mercenari, non ricordo).
    In generale, l’impressione è di una civiltà che ha perso la capacità di fabbricare armi moderne; quelle che ci sono in circolazione sono quelle fatte ai bei tempi andati e che non si sono rotte nel frattempo. I soldati sono in possesso di alcune tra le migliori in circolazione; i chierici devono accontentarsi spesso di fabbricare armi a basso livello tecnologico.

    E poi i sorci. I dannati sorci sono Skaven

    Ho letto in giro che all’inizio il libro di Angra era una fanfic di Warhammer. Ma dato che non ho mai giocato a Warhammer e non ne so niente, ho glissato sull’argomento.

    Per quanto riguarda le altre tue critiche, anch’io penso che il finale sia troppo affrettato, e che i chierici avrebbero meritato più spazio (magari con un chierico tra i personaggi principali…).

  13. Allora, sul fucile dei Saxon, fidati, cel’hanno.
    Non so neanche io cosa sia, si chiama pistola a bobina, mi pare, e (giustamente) Angra non spreca troppo tempo a descriverla, ma Ti assicuro che c’è, e la usano in almeno un paio di occasioni.
    Poi, pur essendo dei finocchi semibarbari vestiti come i Motley Crue 🙂 sti vigliacchi di selvaggi hanno la tecnologia necessaria per avere archi compound (non archi compositi, proprio compound con rotelle – mi pare addirittura stabilizzatori – e tutto) e addirittura un paio di corrazzate a cannoni elettrici (non ricordo la frase precisa, è comunque l’incrociatore della Regina dei Saxxon, e il Capitano Amante fa riferimento al fatto che è stata caricata “a fulmini”).

  14. Se non hai mai letto altro ti consiglio il ciclo di Earthsea, così ti rifai un po’.

    Earthsea l’ho letto io. Meh.
    Intanto è scritto da malissimo (il primo libro) a male (gli ultimi). Poi i personaggi sono piatti, pare che la Le Guin non sia capace di fare dei personaggi decenti.
    Il mondo non è male come idea, e capisco che alcuni lo possano trovare interessante, ma è realizzata malissimo. Il fatto è che purtroppo (?) ho passato per mare una buona porzione della mia vita e, oltre a un paio di strafalcioni clamorosi, è proprio l’atmosfera che non rende l’idea del mare. Anche quando navigano i personaggi non pensano come dei marinai, non si preoccupano delle cose di cui dovrebbero preoccuparsi e non hanno le scomodità che dovrebbero avere. Forse è anche perché è quasi tutto raccontato, ma non solo.
    Leggendolo mi è sembrato di guardare un quadro di quelli con la barchetta in mezzo al mare, non di esserci dentro, nella barchetta.

  15. @Tapisroulant

    Sì, seriously. E’ una questione di gusti, ovviamente, ma io amo una certa demarcazione: o tono cupo o grottesco-comico. In particolare, trovo insopportabile (ma, di nuovo, e’ una questione estetica, non stilistica) il parlato “alla ortolani” mezzo sgrammaticato.
    Comunque messo sul kindle, leggerollo tornando in Italia.
    Non sconvolgerti, sai che ho gusti che non approvi 😀

  16. “Guarda, meglio che lasci perdere.
    Ho provato a cominciare Earthsea e mi ha fatto cagare, per cui ho smesso subito; Siò Earthsea se l’è letto tutto (mi riferisco al volumone onnicomprensivo uscito alcuni anni fa) e le ha fatto stracagare. Per cui credo che passerò.”

    Ah, una fitta al cuore! ;_;
    @Siò
    Non sono d’accordo. Secondo me la scrittura della Le Guin è molto particolare, compresi i suoi personaggi. Ha uno stile diverso dal fantasy “comune”, a volte al limite del favolistico. Certi suoi romanzi sembrano fiabe, o racconti della tradizione orale, di quelli che, ovviamente, non approfondivano la psicologia dei personaggi. Io La amo per questo. Poi secondo me scrive anche da paura, nonostante il raccontato (che comunque trovo perfettamente inserito nello stile, tanto che non disturba), e crea delle storie che emozionano molto.
    Concordo invece per quanto riguarda la parte marinaresca. Bah, de gustibus, alla fine. 😀
    E in ogni caso sto per iniziare Marstenheim. E gli Skaven rullavano, quando giovavo a WH. 😀

  17. @ Gherardo: io nel libro gli Skaven li ho odiati a morte. Le parti con i sorci son quelle che mi son piaciute meno, sia per la caratterizzazione della loro società (che sembra no stabilimento Fiat a caso dei primi anni ’80) che per i sorci in se. O D I O S I !!!! (poi, ripeto, son gusti. La cefalopode invece li ha apprezzati tantissimo, quindi… fai te XD 😀 🙂 ).

    Sulla Le Guin, concordo in pieno. Il Mago è scritto in tono decisamente “favolistico” (anzi, direi quasi “epico”). Ma da qui a dire che il buon A.S. (a.k.a. Angra) possa darLe lezioni (come sosteneva il Padrone di casa qualche commento fa) o che sia scritto “malissimo” (ciao Sho) ce ne scappa. Come dice Gherardo, la Le Guin usa, nell’Epica di Earthsea, uno stile particolarissimo (soprattutto nel “Mago”, perché “Le Tombe di Atuan” è invece scritto dal PDV di Tenar). Devo dire che, quando l’ho letto per la prima volta, quel modo di scrivere mi ha catturato. Poi, son gusti XD

  18. @Anacroma:

    Allora, sul fucile dei Saxon, fidati, cel’hanno.
    Non so neanche io cosa sia, si chiama pistola a bobina

    Ah sì, c’hai ragione…
    Beh, penso che ci muoviamo sempre nel range delle tecnologie sopravvissute. Ma si potrebbe chiedere delucidazioni ad Angra.

    e addirittura un paio di corrazzate a cannoni elettrici (non ricordo la frase precisa, è comunque l’incrociatore della Regina dei Saxxon, e il Capitano Amante fa riferimento al fatto che è stata caricata “a fulmini”)

    Qui bisogna fare un distinguo.
    I saxxon del sud di cui fanno parte Morgause e il capitano appartengono a una società politicamente e tecnologicamente più avanzata rispetto ai saxxon del nord, che ancora hanno un’organizzazione tribale.
    Senza aver raggiunto il livello tecnologico pre-crisi (per Morgause il computer è un oracolo demoniaco), sono abbastanza organizzati da poter costruire o almeno rimettere in sesto una tecnologia come i cannoni a rotaia.

    @Psicopompo:

    Certi suoi romanzi sembrano fiabe, o racconti della tradizione orale, di quelli che, ovviamente, non approfondivano la psicologia dei personaggi. Io La amo per questo.

    Io la schifo per questo ^-^’
    L’antropologia mi piace, ma il folklore mi fa sbadigliare.

    Comunque vabbé che i gusti son gusti, ma i vostri sono gusti da puzzoni <.<
    Perciò quanto prima vi seppellirò con dell'altro Mellick o con cose ancora più disgustose, tipo gli ass-goblin di Auschwitz.

  19. Comunque vabbé che i gusti son gusti, ma i vostri sono gusti da puzzoni <.<
    LOL! XD

    Colgo l’occasione per chiedere: qual’è il fottuto tag per quotare nei commenti? >_<

    In ogni caso affanculo il maledetto bizarro, vogliamo altri autopubblicati! O qualche bel fantasy sword&sorcery! 😀
    Credo che presto i miei commenti verranno oscurati… 😀

  20. Mi unisco alla fitta al cuore di Gherardo ;_; la saga di Earthsea io l’ho sempre adorata. Sarà che l’ho letta per la prima volta quando ero alle medie, e lo stile “favolistico” per una bimba può suonare più affascinante che fastidioso. Gli ultimi due libri della saga, però (Tenahu e The other wind) mi han fatto storcere il naso assai. In parte sarà perché li ho letti molti anni dopo, fatto sta che l’ultimo in particolare mi è sembrato una scopiazzatura bella e buona della trilogia “Queste oscure materie” di Pullman.
    The Lathe of Heaven invece m’è garbato assai, mi ha ricordato quasi Philip Dick per lo stile in cui tratta il contrasto realtà/irrealtà.
    Di Changing Planes ricordo poco, oltre al fatto che li era piaciuto. E che il primo 10 in italiano della mia vita lo presi con un tema/recensione di quel libro \o\ Dovrei rileggerlo, magari.
    The Dispossessed invece l’ho iniziato tre volte, ma causa noia non sono mai, e dico MAI riuscita a proseguire oltre metà libro °°’ Sarà che è troppo incentrato sui pipponi antropologici per risultarmi davvero interessante, sarà che ormai il solo vederne la copertina mi provoca istintivamente la nausea.

  21. Colgo l’occasione per chiedere: qual’è il fottuto tag per quotare nei commenti? >_<

    Il tag si chiama “blockquote”.
    Mi spiace che i pulsanti dei tag non appaiano in automatico nella casella dei commenti; forse si possono mettere, ma sono un minus habens di WordPress e non ho ancora capito come.

    vogliamo altri autopubblicati! O qualche bel fantasy sword&sorcery!

    Per quanto riguarda lo sword&sorcery, stavo facendo un pensierino sulla Dying Earth di Jack Vance. Altro non mi viene in mente, perché tutta quella che ho letto era tra il meh e l’orrido, e anche la saga di Elric – nettamente sopra la media dello sword&sorcery – è scritta abbastanza male.
    In ogni caso dovrai aspettare, ci sono generi e libri assai più fiki di cui voglio parlare prima.
    Per quanto invece concerne gli autopubblicati, voglio mantenere un ritmo soft, dato che di roba meritevole in giro non ce n’è molta.

    The Lathe of Heaven invece m’è garbato assai, mi ha ricordato quasi Philip Dick per lo stile in cui tratta il contrasto realtà/irrealtà.

    Sono d’accordo, anche se la LeGuin a Dick può solo fargli le pompe ^-^

    The Dispossessed invece l’ho iniziato tre volte, ma causa noia non sono mai, e dico MAI riuscita a proseguire oltre metà libro

    The Dispossessed tratta argomenti interessanti, ma confermo, è noioso come la morte (mai quanto The Left Hand of Darkness comunque). E uno scrittore che, nonostante il setting fikissimo di Anarres e Urras, riesce ad annoiare a morte il lettore, meriterebbe di essere preso a calci mattina e sera –‘

  22. Il tag si chiama “blockquote”.
    Mi spiace che i pulsanti dei tag non appaiano in automatico nella casella dei commenti; forse si possono mettere, ma sono un minus habens di WordPress e non ho ancora capito come.

    Grazie! ^^ Tranquillo, anch’io non sono stato in grado di farlo in blogger 😀

    In ogni caso dovrai aspettare, ci sono generi e libri assai più fiki di cui voglio parlare prima.

    Attendo con ansia qualsiasi cosa a parte il bizarro… In particolare bramo consigli su roba steampunk/dieselpunk, urban fantasy ed eventualmente anche new weird… Poi sto anche cercando di farmi una cultura sulla science fiction, quindi diciamo che sono poliedrico! 😀

    Per quanto invece concerne gli autopubblicati, voglio mantenere un ritmo soft, dato che di roba meritevole in giro non ce n’è molta.

    E infatti mi divertono molto le “stroncature” che poi si portano appresso i flammoni! 😀

    @Talesdreamer
    Brava! Un’altra sostenitrice di Earthsea! 😀
    In realtà anche a me l’ultimo non ha fatto impazzire… Mentre quello con il PoV di Tenar l’ho trovato straordinario.

  23. L’ho cominciato quest’estate e sono arrivato a metà, ma mi prudeva il cervello perché avevo da pochissimo il Cybook Opus e volevo leggere tutto il possibile immaginabile.
    Fermo restando che devo leggere la seconda metà, del romanzo ho trovato “fastidiose” le seguenti cose:
    1. Non riuscivo a capire il tipo di ambientazione. La Terra in un lontano futuro? Una dimensione parallela? Un altro pianeta? Tutto ciò?
    2. La città stessa mi è risultata ambigua (ma, ripeto, ho letto solo circa metà romanzo). L’impressione era quella di un acid bad trip/atmosfera onirica gotica. La questione della città in rovina non mi era del tutto chiara, perché gli abitanti normali ci sono, sebbene circolino creature mostruose e un’epidemia terribile. In una devastazione simile non mi risultava chiaro il perché delle due fazioni ecc.
    Leggere Marstenheim dopo una serie di fantasy fallimentari (e.g., “Il dilemma di Drizzt”, di Salvatore: abbandonato dopo due pagine. “L’apprendista assassino” di Hobb: abbandonato dopo 10 pagine…) è stata una boccata d’aria fresca dopo una nuotata in una piscina di merda.
    Appena mi gira me lo finisco; volevo scriverci un’impressione da tempo, sigh.

  24. @ Federico: avresti potuto leggertelo a suo tempo a puntate, quando Angra lo pubblicava sul suo blog, così ti saresti risparmato na bella fatica XD

    sulle Tue domande: Saxxon (credo che il PIANETA si chiami così) è un pianeta, che è stato colonizzato da terrestri, in (almeno) due distinte ondate.
    Chi sia figlio della prima, e chi della seconda, te lo puoi agevolmente immaginare da solo XD
    La città è un Epicentro. Non è il luogo dove si svolge il romanzo “perché si” (ciao Terry Brooks)… Ma, se vai avanti con la lettura, lo capirai da solo il perché.

    Leggere Marstenheim dopo una serie di fantasy fallimentari è stata una boccata d’aria fresca dopo una nuotata in una piscina di merda

    Ehm, ognuno è responsabile del proprio (dis)gusto personale in fatto di letture 😀 🙂 XD …

  25. L’ho scaricato, appena avrò tempo di leggerlo ti farò sapere che ne penso. Grazie della segnalazione comunque!

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